Salar de Uyuni: esagoni di sale, cactus e vento

Avventura Bolivia Natura
online da
20/01/2018

Chilometri di sale e sole, un’oasi di cactus giganti, un vento feroce. Nient’altro. Il Salar de Uyuni in Bolivia è uno dei posti meno terrestri che abbia mai visto. È un eremo di libertà, un deserto presidiato da una cittadina polverosa, ultima frontiera ai confini del mondo.

Vieni a vedere com’è?

Nel bel mezzo del nulla

Raggiungiamo il cuore del deserto a bordo di un fuoristrada acciaccato ma robusto.

Il bianco domina la scena in ogni direzione, al punto che potrei convincermi di essere in una landa artica, anziché in Bolivia, nel più vasto deserto di sale al mondo. Saul – che ci accompagna in questa avventura 4×4 – dice che ci starebbe dentro tutto il Qatar, ma io non ho ben chiaro quanto sia grande il Qatar. Tornata a casa, scoprirò che il Salar de Uyuni è grande all’incirca quanto l’Abruzzo.

Saul ferma il nostro fuoristrada nel bel mezzo del nulla. Non c’è vegetazione né traccia umana, non ci sono confini; solo una piana che si srotola come un gigantesco tappeto a trama esagonale, un reticolo di sale che si ripete a perdita d’occhio.

La linea piatta dell’orizzonte divide il mondo in due parti esattamente uguali, una azzurra e una bianca. Azzurro il cielo, spazzato dal vento, senza traccia di nuvole; bianca la terra, salata e coriacea. Non c’è profondità, non c’è prospettiva, ma una tela bicolore su cui ci divertiamo a comporre quadretti come questi:

  • Foto-divertente-Salar-de-Uyuni-in-bolivia
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Siamo soli, noi e le nostre ombre, a respirare la libertà vera. Averla raggiunta mi esalta, assaporarla m’inquieta, minuscola e impotente come sono in uno spazio tanto immenso.

Dietro la fotocamera, Saul ci dirige come attori in scena. Non abbandona mai gli occhiali da sole, neppure quando ci guarda da dentro il mirino. Gli vedrò gli occhi una volta sola; occhi arrossati, stanchi di sole e di sale.

Uyuni e Colchani, ai confini del mondo

Al Salar siamo arrivati partendo dalla città che gli dà il nome.

A quasi 3700 metri di altitudine, Uyuni è una cittadina senza capo né coda, attraversata da vecchi mezzi fumosi e cani randagi. È un luogo di passaggio per tantissimi viaggiatori, come noi, diretti al Salar.

Sulla strada per il deserto, al limitare di Uyuni incontriamo un cimitero. È molto particolare, primo perché le salme sono dei treni, secondo perché locomotive a vapore e carrozze non ci fanno sonni tranquilli, scosse da orde di visitatori che ci entrano, ci camminano, ci saltano sopra.

Cimitero-dei-treni-a-Uyuni-in-bolivia

Abbandonati da decenni, questi scheletri di ferro arrugginito sono schiaffeggiati dal vento gelido di Uyuni, le ruote affossate nella terra chiara che, fine come sabbia, si alza ad ondate. A qualche metro dai vagoni, i binari della linea ferroviaria ancora oggi in funzione corrono spediti a bucare l’orizzonte.

  • Binari-altopiano-andino-in-bolivia
  • Cimitero-dei-treni-a-Uyuni
  • Cimitero-dei-treni-a-Uyuni

È desolante il cimitero dei treni. Quasi quanto il vicino villaggio di Colchani che, se esiste, può ringraziare il sale, estratto e lavorato in piccole costruzioni sgangherate.

Ai lati di una strada in terra battuta, si ammassano casupole in mattoni e lamiera e banchetti che vendono tessuti variopinti di lana, statuine in sale e cianfrusaglie per turisti. A presidiarli ci sono donne di etnia aymará, la tipica bombetta poggiata sul capo, immobile – chissà come – nella furia del vento.

Superato il villaggio, ci lasciamo alle spalle una nuvola di polvere ocra. La strada sterrata scolora, il sale guadagna terreno, il deserto è vicino. Un ultimo tratto di terra fangosa screziata di bianco ed ecco aprirsi la distesa abbagliante del Salar de Uyuni.

Sfinge di sale e bandiere al vento

Appena dentro i suoi confini troneggia il monumento che omaggia il passaggio della Dakar, il rally off-road più celebre al mondo, in questo angolo di Bolivia. È costruito interamente in blocchi di sale, così come il vicino Playa Blanca Salt Hotel, un basso edificio in cui non è più possibile alloggiare e che oggi funge da area di sosta con tavoli e panche, manco a dirlo, fatti di sale.

  • Monumento-Dakar-salar-de-uyuni-in-bolivia
  • salar-de-uyuni-in-bolivia

Qualche metro più in là, decine di bandiere svolazzanti sibilano nel vento, ancorate ad un basamento in sale. In molti, spiega Saul, portano la loro bandiera per farla risplendere qui, sotto il sole e sopra il sale di Uyuni. Come dar loro torto? Arrivati fin qui, ci si sente davvero come sbarcati sulla Luna.

Riconosco le bandiere brasiliana, canadese, ceca, cinese, israeliana, statunitense; c’è persino quella siciliana, ma non l’italiana. Naturalmente, non mancano la bandiera rossa, gialla e verde della Bolivia e il vessillo aymará, una scacchiera coloratissima a quadri.

bandiere-al-vento-nel-salar-de-uyuni

Incahuasi, cactus giganti nel mare di sale

Ci addentriamo nel Salar per un’ottantina di chilometri fino a raggiungere un’improvvisa oasi di vita, isla Incahuasi, interamente punteggiata di cactus alti fino a 10 metri. L’isolotto, di origine vulcanica, si erge come la punta di un iceberg dalla piana di sale.

Isla-Incahuasi-salar-de-uyuni-in-bolivia

Lasciamo il fuoristrada alle sue pendici e saliamo a piedi su per un sentiero che si snoda tra rocce brune. I cactus troneggiano gli uni accanto agli altri e ondeggiano nel vento che sbraita, imperturbabili e fieri come militari di frontiera in servizio da decine (alcuni da centinaia) di anni.

In cima all’isola, la targa “Plaza 1° de agosto” identifica uno spiazzo increspato di rocce sacro agli aymará, in cui ogni anno, ad agosto, si sacrifica un lama in onore di Pachamama, la Madre Terra.

Isla-Incahuasi-salar-de-uyuni-in-bolivia

Da quassù il deserto pare un mare, non fosse per i fuoristrada che sfrecciano sulla sua superficie ruvida. E diventa un mare al tramonto, quando il sole piomba sotto il sipario dell’orizzonte; è allora che la salina si tinge di blu notte.

  • tramonto-sul-salar-de-uyuni-in-bolivia
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Tu sei statə nel Salar de Uyuni o sogni di andarci? Fammelo sapere nei commenti e contattami se ti interessa avere info pratiche sul viaggio. Se questo racconto ti è piaciuto, perché non condividerlo? 👇

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5 commenti
  1. Rispondi

    NonPuòEssereVero

    25/01/2018

    Ma che posti bellissimi 😍

    • Rispondi

      francivinai

      25/01/2018

      Verissimo! Del tipo che li vedi e dici “No, non può essere vero”! 😉

  2. Rispondi

    sara

    25/01/2018

    Mamma mia che posto! l’ho visto spesso nelle foto e lo sogno da tempo! le tue foto sono davvero originali, complimenti!!!

    • Rispondi

      francivinai

      25/01/2018

      Grazie Sara!!! È uno spettacolo della natura e ti auguro davvero di andarci (voglio poi vedere le tue di foto, eh)! ☺️

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FRANCESCA VINAI
Italia

Ciao, benvenut* su Takeanyway. Sono Francesca, di professione giornalista e creativa, per passione viaggiatrice in cerca di storie. Viaggio per abbattere frontiere, per catturare scorci, per nutrirmi di incontri, per scoprire curiosità vicine e lontane, da raccontarti qui. Lasciati ispirare e fai buon viaggio.

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