A Barcellona sulle orme di Gaudí

Città Cultura Spagna
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28/03/2023

Per le vie di Barcellona ho rincorso il genio di Antoni Gaudí. Una passeggiata in bicicletta dalla Pedrera alla Sagrada Família fino a Park Güell, che – ti avverto subito – non vuole essere una guida esaustiva ma un percorso di suggestioni che spero abbracceranno anche te.

Al fondo del racconto troverai le informazioni utili per organizzare il tuo viaggio a Barcellona sulle orme di Gaudí. Sei prontə? Partiamo!

Sulla terrazza della Pedrera

Barcellona si dispiega ai nostri piedi in tutta la sua chiassosa grazia. È bello passeggiare quassù, sul tetto di uno dei palazzi più stravaganti della città, fra piani sfalsati e gradini da salire e scendere. È un vagare fra onde in tempesta sotto lo sguardo di schiere di guerrieri.

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Siamo sulla terrazza che chiude in cielo Casa Milà, detta La Pedrera, edificio residenziale ultimato nel 1913 e affacciato sull’iconico viale Passeig de Gràcia. Tappa immancabile di un viaggio a Barcellona sulle orme di Gaudí.

Casa Milà è modernismo puro, è il racconto visionario di un architetto che ha stravolto le regole del costruire combinando arte e natura in forme inedite.

Protagonista indiscussa è la pietra tanto che il palazzo, durante i lavori di costruzione, si guadagnò il nomignolo tutt’altro che lusinghiero di Pedrera, ossia “Cava di pietra”. Una pietra calda, modellata in curve esuberanti sia sulla facciata che sul terrazzo in cima al tetto.

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Quassù persino i camini diventano oggetti d’arte. Alcuni salgono al cielo avviluppandosi a spirale, altri, decorati da cocci di vetro e ceramica, brillano al sole, altri ancora troneggiano con i loro elmi a mo’ di vedette.

Avanzo con soggezione tra queste figure, eco lontana (ma non troppo) di Guerre Stellari. Loro non badano a me, a noi, a nessuno: lanciano occhiate alle gru che, ad un paio di chilometri in linea d’aria, svettano intorno alle guglie della Sagrada Família. L’opera del cuore di Gaudí, quella che l’artista non vide conclusa.

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Nel cuore di Casa Milà

All’interno della Pedrera o Casa Milà, nell’unico appartamento ammobiliato aperto ai visitatori (gli altri sono abitati), assaporo l’estro di Gaudí da una prospettiva più intima.

Vado in cerca dei particolari che compongono il lusso discreto ma intrigante di inizio Novecento. Stanza dopo stanza ecco lo stile dell’architetto catalano, che smussa gli angoli e curva le linee sui soffitti, sulle porte, sugli infissi.

Divoro con gli occhi lampadari, credenze, poltrone, scrivanie. Sbircio fuori dalle finestre e vedo, oltre il pizzo delle tende, che i terrazzi sono cinti da ringhiere in ferro battuto, nere come la pece. Non dritte come fusi ma arrotolate in volute che fluttuano come alghe trasportate dal mare; le onde si infrangono da oltre cent’anni sulla facciata della Pedrera.

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Il tema marino torna nell’attico di Casa Milà, ambiente ombroso che si snoda sotto centinaia di archi in pietra. Camminando in questo spazio, oggi allestito a galleria espositiva dedicata a Gaudí, ho l’impressione di galleggiare nel ventre di una balena.

Con l’ascensore si torna giù, ai piedi del palazzo, per una sbirciatina ai cortili interni decorati con motivi floreali. Anche il cielo è curioso e ci guarda dentro, scende giù fino a terra, rincorrendo ogni curva, impigliandosi tra i sospiri di Casa Milà.

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Nel “bosco” della Sagrada Família

Continua il nostro viaggio a Barcellona sulle orme di Gaudí. Pochi minuti in sella alla bici ed eccoci ai piedi della Sagrada Família, miracolo sospeso, opera pensata, progettata, rimaneggiata.

Aperto dal 1882, il cantiere vede di anno in anno nuove torri innalzarsi al cielo.

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Entro con il cuore che martella, più curioso che mai. Riesci a sentirlo?

Uno sguardo solo e mi chiedo dove sia finita la Chiesa. È come se, anziché varcare il portone di una Basilica, ci fossimo addentrati in un bosco di ombre e luci policrome, uno di quei boschi usciti dai libri di fiabe. I muri non sono affrescati, non ci sono quadri appesi né file di statue a sorvegliare i fedeli. Nessuna immagine, solo giochi di luce. Un concentrato irripetibile di spiritualità e natura.

Le colonne intorno a cui ci muoviamo sono massicce come i tronchi di alberi giganteschi. Li seguo in alto con lo sguardo, fin dove si dividono in rami più esili e si fondono nelle volte del tempio componendo chiome grandiose. La foresta è fitta, il silenzio è d’oro, invita al raccoglimento, ispira un senso di elevazione.

Ci sono colonne in porfido, rossicce, colonne grigio scuro di basalto, altre grigio chiaro in granito, altre ancora in arenaria, ognuna diversa come lo sono gli alberi in un bosco.

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La luce trapela dalle vetrate colorate, che virano dal verde-blu sul lato della Natività, dove accolgono il sole del mattino, al giallo-rosso sul lato opposto della Basilica, quello della Passione, dove catturano i raggi al tramonto.

Fuori la Basilica è una Bibbia in pietra. La facciata della Natività è un’esplosione di natura, gioia, vita, mentre la facciata della Passione, tra muscoli in tensione, sguardi cupi, linee crude, esprime un’austerità penitente che mi fa venir voglia di tornare dentro, nell’abbraccio del bosco.

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Fiabe in technicolor a Park Güell

Torniamo alle bici e pedaliamo per meno di 3 Km con un po’ di fatica sul finale, causa salita dell’ultimo tratto. Ci siamo spinti ai margini della città, nel quartiere Gràcia, pronti ad immergerci in un mondo parallelo a quello frenetico del centro.

Siamo in Carrer d’Olot, davanti a noi si aprono i cancelli di Park Güell, il parco più sorprendente di Barcellona. È strutturato su più livelli lungo i fianchi di una collina e conta macchie di fitta vegetazione, scalinate, viottoli, portici, gallerie, terrazze. E un’esplosione di colori lucenti, merito del trencadís, tecnica decorativa a mosaico che inventò Gaudí accostando frammenti irregolari di ceramica smaltata.

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Fu proprio Gaudí a concepire il parco nel 1900 per conto dell’imprenditore Eusebi Güell, che sognava un nuovo nucleo residenziale capace di coniugare il comfort cittadino con l’amenità della campagna sullo stile delle “città giardino” in voga in quegli anni in Inghilterra (per questo Gaudí volle chiamarlo con il termine inglese Park).

Alloggi, aree verdi, scuole, cappella, nulla sarebbe mancato, eppure nessuno si mostrò interessato a trasferirsi lontano dal centro. Così, delle sessanta case progettate due soltanto furono completate e in una andò ad abitare lo stesso Gaudí per quasi vent’anni. La “città giardino” restò un sogno di Güell, si tramutò in enorme giardino privato per poi diventare parco pubblico.

All’ingresso principale due fantasiose casette danno il benvenuto ai visitatori. Lo sguardo corre sulle curve dei muri in pietra rossiccia, rimbalza su finestre orlate di bianco, mosaici squillanti, cupole bizzarre e si alza sulla torre affusolata che porta in cielo una croce. Impossibile restare indifferenti.

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Superati i due edifici, destinati in origine a portineria e casa del custode, un’imponente scalinata ci conduce alla Sala Hipòstila, concepita come mercato coperto. È uno spazio affollato da decine di colonne doriche che paiono tener sollevato il cielo, un cielo pesante di nuvole bianche e grigie, qua e là illuminato da stelle sgargianti.

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E oltre il cielo cosa c’è? C’è il paradiso. Eccoci arrivati: un’enorme terrazza sostenuta proprio dal colonnato e affacciata sui tetti piani della città. Osservo le gru della Sagrada Familia, minuscole da qui, e i profili dei palazzi più alti stagliarsi sul mare all’orizzonte.

La chicca di questa piana in terra battuta, chiamata Plaça de la Natura, è il parapetto che la cinge. Non una semplice balaustra ma una lunghissima panca a onde, un serpente che striscia sul ciglio dello strapiombo, completamente rivestito di cocci blu, verdi, gialli, rosa, arancioni, in un tripudio di tinte accese, motivi spezzati e ricomposti.

Sarà per i colori che sorridono alla vita, per le curve tortuose che gettano uno sguardo onirico sulla città, ma questo belvedere sprigiona una gioia luminosa e incontenibile. L’energia di Barcellona.

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Info pratiche: itinerario, spostamenti e visite

Qui sotto trovi la mappa dei luoghi in cui ti ho portato con me a Barcellona sulle orme di Gaudí.

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Io mi sono spostata in bici: le tratte fra i principali punti di interesse sono brevi e facilmente percorribili su due ruote. A proposito, mai avrei pensato di incontrare tante biciclette per le vie di Barcellona!

Se stai programmando un viaggio qui, ti suggerisco il bike sharing di Donkey Republic che ho apprezzato per comodità di noleggio e sicurezza di blocco e sblocco, tutto tramite app.

Per le visite ai monumenti ti consiglio di acquistare i biglietti con qualche settimana di anticipo sui siti web ufficiali. Eccoti i link diretti:

In tutti i casi ho scelto l’esperienza di visita in autonomia che, per Casa Milà e la Basilica, include un’eccellente audioguida in italiano: consigliatissima per una visita immersiva in totale libertà.

L’accesso a pagamento a Park Güell riguarda la cosiddetta “zona monumentale”, che dall’ingresso principale conduce verso la scalinata, il colonnato e la terrazza panoramica, mentre la parte restante del parco è fruibile liberamente.

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Se conosci un po’ Barcellona e sei arrivatə fin qui a leggere, scommetto che ti sarai chiestə: si può viaggiare a Barcellona sulle orme di Gaudí senza visitare un capolavoro come Casa Batlló? In effetti no. Purtroppo nei giorni in cui mi trovavo in città l’edificio era in fase di restauro, completamente intabarrato dalle impalcature. Spero di tornare a Barcellona per potermi rifare. Magari avrò anche la fortuna di non vedere più gru intorno alla Sagrada Família… chissà!

* Bike sharing supplied by Donkey Republic *

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FRANCESCA VINAI
Italia

Ciao, benvenut* su Takeanyway. Sono Francesca, di professione giornalista e creativa, per passione viaggiatrice in cerca di storie. Viaggio per abbattere frontiere, per catturare scorci, per nutrirmi di incontri, per scoprire curiosità vicine e lontane, da raccontarti qui. Lasciati ispirare e fai buon viaggio.

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