Tutto finto. Così bello da sembrar tutto finto. Invece no: le piccole case in pietra trasudano vita, frusciano i panni stesi, i fiori sbocciano sui davanzali, risuonano i campanacci delle mucche. Dove? A Crampiolo nell’estremo nord del Piemonte, ad una manciata di chilometri dal confine svizzero, precisamente in valle Antigorio, una delle sette valli dell’Ossola.
Crampiolo, l’ennesimo paese delle fiabe?
Non c’è borgo antico o grazioso paesino che non si sia guadagnato il titolo di “paese delle fiabe” o “villaggio da favola”. Un’etichetta così stereotipata da omologare posti lontani e diversi, banalizzandone il vissuto, le peculiarità, le attrattive.
Storco il naso ogni volta che leggo di una borgata o di un centro storico che sembra “uscito da un libro di fiabe” o pare “una bomboniera” o, ancora, è “un piccolo paradiso”. Ma qualche eccezione, lo ammetto, c’è.
Crampiolo, frazione di Baceno nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, è una di queste.
Ci arrivo a piedi – l’unico modo possibile – con Livio e Vittoria (cinque mesi appena, portata in fascia) partendo dall’Alpe Devero. Una passeggiata di circa 45 minuti fra distese di pascoli, boschi di larici, baite, case in pietra e i profili nitidi delle guglie alpine.
Troverai in fondo a questo racconto la mappa del percorso e i dettagli dell’escursione dall’Alpe Devero a Crampiolo. Partiamo?
A spasso per Crampiolo
È una giornata di settembre limpida e fresca. Crampiolo brilla sotto il sole, adagiato in una conca a quota 1.767 metri.
Ad accoglierci è la risata del torrente Devero, poco più di un ruscello che passa sotto ponticelli in legno e scorre tra le case. Oh, le case di Crampiolo.
Le finestre lillipuziane, con gli scuri in legno aperti, hanno tende in pizzo, i davanzali e le fioriere traboccano di gerani, petunie e margherite. La legna è ben accatastata, i comignoli fumano e quando si avvicina l’ora di pranzo si spande nell’aria profumo di polenta.
Un morbido tappeto d’erba funge da piazza del villaggio su cui si affaccia una chiesetta tinteggiata di un bianco luminoso; è l’oratorio di Sant’Antonio Abate.
Proprio in prossimità della chiesetta, la stradina che corre ai margini della borgata seguendo il corso del torrente si biforca. Infiliamo il sentiero che piega a destra fra le case, superate le quali saliamo lievemente di quota verso il lariceto. Dall’alto Crampiolo dà il meglio di sé.
Le abitazioni ai nostri piedi sono cubetti sparpagliati nella conca come dadi su un tavolo. Un caos perfetto, incorniciato da larici, cespugli di mirtillo selvatico e rododendro.
Tutt’intorno i prati si increspano in pendii sempre più ripidi, finché il verde non si arrende alla roccia viva delle vette.
Una borgata viva e operosa
A Crampiolo c’è vita. E non parlo solo degli escursionisti che si aggirano nella borgata e si disperdono appena oltre i suoi confini. Ci sono i proprietari delle case, i cuochi delle locande, i malgari, i casari. C’è vita, vita operosa.
È il risultato lodevole di un piano di recupero paesaggistico che, all’inizio degli anni Duemila, ne ha scongiurato l’abbandono.
Oggi pochissimi fabbricati rimangono in balia del tempo, gli altri sono stati rimessi a lucido con un sapiente uso della pietra e del legno. Gli artigiani locali hanno ristrutturato secondo rigidi criteri, nel rispetto dell’architettura ossolana e walser. Se non sai chi sia il popolo walser, ti consiglio di leggere questo post.
Ci sono le case in muratura coperte da tetti in piode, ossia in pietre di beola sovrapposte, in pieno stile ossolano. E ci sono le case con basamento in pietra e struttura superiore in tronchi di larice sovrapposti secondo il sistema blockbau adottato dai walser.
Gli alpeggi walser e il Bettelmatt
La recente opera di riqualificazione ha valorizzato Crampiolo e la sua storia, una storia che si perde nella notte dei tempi. Qui, ad esempio, nasce uno dei più antichi oltre che rari formaggi d’alpeggio.
Il Bettelmatt i walser lo producevano già nel Duecento. Era così apprezzato da valere come moneta per pagare i canoni d’affitto o le concessioni d’alpeggio.
Il Bettelmatt si produce esclusivamente in una manciata di alpeggi sopra i 2.000 metri fra l’alta valle Antigorio, dove ci troviamo, e la vicina val Formazza. Qui soltanto cresce l’erba mottolina che conferisce il caratteristico aroma al latte delle vacche di razza bruna alpina. Le tecniche di lavorazione di quel latte si tramandano di generazione in generazione, come una preziosa ricetta di famiglia in mano a pochi.
Appena fuori Crampiolo incontriamo il malgaro Secondino, volto abbronzato e solcato di rughe, bastone in mano, camicia a quadri blu con le maniche risvoltate. Scambiamo due parole con lui, sguardo fiero di chi sa di aver fatto il suo: un’altra generazione di allevatori e casari è pronta. La tradizione walser, per ora, è salva.
Da Crampiolo al lago delle streghe
Se è vero che Crampiolo è il paese delle fiabe, potevano mancare le streghe? Certo che no.
Tornati nei pressi della chiesetta, là dove la stradina si biforca, proseguiamo dritti affiancando il torrente e, poco più avanti, lo attraversiamo su di un ponticello che vira a sinistra.
Camminiamo una decina di minuti oltre i margini occidentali del villaggio. Erba e rocce sfavillano al sole mentre sotto i nostri piedi scricchiolano sottili passerelle in legno. Sono collocate nei punti più insidiosi dei prati umidi che stiamo attraversando: sono le torbiere, ciò che resta di antichi laghi di origine glaciale.
Oltre la collinetta di larici ecco il lago delle streghe, tappa immancabile di un’escursione dall’Alpe Devero a Crampiolo. Leggendone il nome sui segnavia bianchi e rossi avevo immaginato acque nere, infide come l’intruglio nel pentolone di una strega.
Non appena lo scorgo penso che, sì, è davvero un incanto, ma un incanto di fate più che di streghe. Il bosco di larici lo stringe in un abbraccio e si specchia nelle sue acque, donandogli riflessi smeraldo.
Mi arrampico tra cespugli pungenti fino a raggiungere una terrazza di roccia per ammirare il lago dall’alto. Si rivela così limpido da far scorgere tutto ciò che imprigiona, rami e tronchi arenati sul fondo, altri sospesi poco sotto il pelo dell’acqua.
Lago delle streghe, folclore e storia
Perché chiamarlo così, lago delle streghe?
La leggenda racconta di una giovane che, disperata per essere stata lasciata dal suo innamorato, trovò consolazione da una strega incontrata nel bosco, che le mostrò in una vicina pozza d’acqua i riflessi di due tipi di amore, quello effimero degli umani, come il suo, e quello eterno degli dei. La ragazza scelse l’amore eterno, unendosi al mondo delle streghe, e la pozza si trasformò nel lago delle streghe, capace di rivelare la vera essenza delle cose a chi ci guarda dentro con attenzione.
Al di là del folclore, lo zampino delle streghe è davvero arrivato fin quassù, o almeno la mano dell’Inquisizione.
Tra Cinque e Seicento diverse donne della valle Antigorio caddero vittime dell’Inquisizione, accusate di stregoneria per la loro sospetta abilità nell’uso delle erbe. Il ricordo delle “streghe” di Croveo, altra frazione del comune di Baceno, vive tutt’oggi in rievocazioni storiche ed eventi culturali di grande richiamo.
Info pratiche: come arrivare a Devero
Come ti anticipavo all’inizio, abbiamo raggiunto Crampiolo con una facile camminata di 45 minuti circa dall’Alpe Devero.
Ma come arrivare a Devero? In poco più di 30 chilometri di strada da Domodossola – capoluogo delle sette valli dell’Ossola nell’alto Piemonte: valle Antigorio, valle Antrona, valle Anzasca, val Bognanco, val Divedro, val Formazza, val Vigezzo – che a sua volta dista circa 130 chilometri da Milano, quasi 180 da Torino.
Noi ci siamo spostati in auto. Da Domodossola abbiamo seguito le indicazioni per Baceno, superato il nucleo abitativo principale e proseguito verso nord, salendo a poco a poco di quota.
Dopo l’ultima galleria – totale oscurità rischiarata solo per brevi attimi da luci fioche che creano ombre sinistre sulla roccia viva – abbiamo incontrato, appena oltre il guardrail, la splendida cascata dell’inferno.
Poco dopo la strada carrabile sfuma all’imbocco di Devero, fine corsa. Noi siamo riusciti a parcheggiare nello spazio più vicino al gruppo di case, ma sono segnalati parcheggi anche più a valle, tutti a pagamento.
Eccoci arrivati nel villaggio di Devero, 1.631 metri di altitudine, sempre nel territorio comunale di Baceno: da qui ha inizio l’escursione dall’Alpe Devero a Crampiolo.
Percorso Devero-Crampiolo-Lago delle streghe
A Devero passiamo accanto al seicentesco oratorio di San Bartolomeo, superiamo le case in pietra e legno scurito dal tempo e sbuchiamo nella piana di Devero.
Sulla destra ci lasciamo lo scheletro annerito di una gigantesca struttura. È ciò che resta dell’albergo Cervandone, chiuso dagli anni Settanta e andato a fuoco nel 2015.
Attraversiamo per un tratto l’Alpe Devero, vasta piana contornata da larici e vette, finché il largo sentiero lastricato si biforca.
Uno prosegue dritto in piano (salirà in modo deciso nel tratto finale), l’altro va a destra prendendo quota molto dolcemente all’ombra dei larici. Entrambe le vie, come ci dicono i segnavia bianchi e rossi, conducono a Crampiolo e sono percorribili anche da escursionisti poco esperti.
Scegliamo il percorso di destra. Percorreremo l’altro per tornare a Devero in un scenografico percorso ad anello che trovi qui (dall’app Maps.me per Android e iOS):
Una volta arrivati a Crampiolo, ecco il percorso per raggiungere il vicino punto panoramico del villaggio e, in appena 10 minuti, il lago delle streghe:
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Ti è piaciuta l’escursione dall’Alpe Devero a Crampiolo? Se stai organizzando un viaggio da queste parti, non esitare a contattarmi per altre informazioni.